La parola setsuwa (説話 – せつわ) deriva da setsu, che significa “storia” o “teoria”, e wa che significa “racconto”.
I setsuwa sono narrazioni brevi spesso di origine straniera, in particolare legati alle “storie del meraviglioso” di origine cinese, vengono fatti propri dalla tradizione orale giapponese e poi rielaborati in forma scritta spesso da autori anonimi.
Si tratta di racconti aneddotici di carattere religioso o secolare contenenti una morale o un insegnamento nel finale.
Eventi creduti reali
Gli eventi narrati nei setsuwa vengono percepiti dal narratore e dal lettore come reali, i personaggi, seppur privi di una caratterizzazione psicologica, appaiono come persone storicamente esistite.
Questa caratteristica è una delle caratteristiche che distingue i setsuwa dai monogatari, in cui sia il lettore che l’autore sono consapevoli che gli eventi raccontati sono frutto dell’immaginazione.
Nihonryōki: prima raccolta di setsuwa
La prima raccolta di setsuwa è il Nihonryōki scritta in cinese ibrido nell’823 dal monaco buddhista Kyokai del tempio Yakushi di Nara.
L’opera comprende racconti molto brevi dotati di una morale finale e probabilmente resi in lingua parlata dai monaci per raggiungere un vasto pubblico di fedeli a cui dovevano servire da buoni o cattivi esempi un po’ come gli exermpla, utilizzati nel cristianesimo.
Lo scopo dell’opera come lascia intuire la traduzione del titolo completo “Resoconto di eventi straordinari avvenuti in Giappone che testimoniano della retribuzione karmica buona o cattiva nel corso della vita presente” servono a mettere in guardia i fedeli sulla legge karmica di causa-effetto.
Konjaku monagatarishū
Un’altra raccolta di setsuwa è il konjaku monogatarishū scritta nel 1120 comprende 1039 setsuwa divisi in 31 volumi di cui 5 dedicati all’India, 5 dedicati alla Cina e 21 dedicati al Giappone.
Ogni racconto inizia e si conclude con una formula fissa che mette in rilievo l’origine orale dei racconti “così la storia e stata narrata, così è stata messa per iscritto”.