Il termine zuihitsu significa “seguire il pennello” fa riferimento al fatto che i pensieri vi vengono raccolti liberamente facendo correre la mano che traccia i caratteri.
Potrebbe essere paragonato a uno zibaldone o a una raccolta di pensieri sparsi che un ampia libertà all’autore che può fare delle riflessioni brevi anche poco approfondite come degli appunti.
Stabilire i confini fra zuihitsu, nikki e monogatari non è semplice per questo spesso le opere vengono catalogate in un genere piuttosto che in un altro più che altro per convenzione.
Caratteristiche dello zuihitsu
Gli zuihitsu sono scritti in prima persona poiché descrivono eventi di cui l’autore è stato testimone, il suo stato emozionale o considerazioni di natura filosofica.
Il risultato finale può essere un saggio coerente che segue un preciso percorso oppure un insieme di sezione non necessariamente legate fra loro secondo un nesso logico.
Si possono trovare riflessioni, giudizi estetici persino pettegolezzi sulla corte sempre disposti secondo una finalità artistica.
Esempi di Zuihitsu
Fra gli zuihitsu più famosi ci sono il Makura no soshi di Sei Shōnagon, lo Hojoki di Kamo no Chōmei e il Tsuretsuregusa di Kenkō Hō